Una ventina di ragazzi e ragazze che, nel 2012, durante le elezioni comunali di Bolognetta (Provincia di Palermo) erano scesi in campo per promuovere i principi di legalità: contro mafia, clientelismo e voto di parentela.
Tra questi ragazzi vi ero anch'io e alcuni miei rover e scolte, tanto che l'AGESCI nazionale aveva scelto quella storia di coraggio come testimonial della Route Nazionale.
In quei giorni mi raggiunse una minaccia telefonica che denunciai prima ai Carabinieri e poi apertamente in una manifestazione alla quale parteciparono numerosi Scout, l'associazione Libera di Palermo e numerosi cittadini.
Alla fine "le matite" vinsero la battaglia perché videro nei risultati elettorali (al di là dei vincitori) un profondo cambiamento nella scelta dei candidati. Dopo due anni l'ex sindaco riapre il caso pubblicando un opuscolo dove imputa la sconfitta della sua parte politica ai ragazzi delle matite, mettendo di mezzo gli scout, accusandoli di aver inventato tutto.
Clicca qui per leggere il testo dell'Ex sindaco
Di seguito la mia risposta indirizzata all'ex sindaco:
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ZeroCalcare, un fumettista italiano molto brillante, consiglia in una sua striscia umoristica di usare una “parola magica” quando si finisce nel turbine delle polemiche sterili: “chittesencula”.
E’ un modo come un altro per dire all’interlocutore “non mi interessi perché non sei nessuno”, “non sei degno di risposta”. D’altronde, oggi, molti bolognettesi potrebbero considerarLa una persona degna del “chittesencula”. Mi unirei anche io al coro se non fosse che di Lei purtroppo dobbiamo interessarci ancora.
Da semplice cittadino a semplice cittadino eviterò di dedicarle il chitissencula perché preferisco usare e vivere un altro concetto proprio di Don Milani: “I care” cioè "mi interessa, me ne prendo cura".
E voglio specificare che Lei non mi interessa affatto come persona poiché ognuno ha i suoi percorsi e le sue vie. Mi interessa però per la carica pubblica che ha ricoperto in questi ultimi decenni e se riuscisse ad accettare la definitiva pensione che i cittadini hanno voluto concederle, non staremmo qui a perder tempo a parlare di cose vecchie e potremmo tutti liberamente parlare di futuro.
Sono davvero molto onorato che Lei imputi alla rivoluzione delle matite la plateale sconfitta elettorale della sua parte politica. Lei afferma, in pratica, che una decina di diciannovenni (era questa la media anagrafica del gruppo) sia riuscito in due mesi ad affossare gli “anni pieni di luce” della sua decennale amministrazione. Magari fosse stato così! Sarebbe la prova che dei semplici ragazzi con dei semplici volantini possono davvero essere determinanti dentro i vergognosi giochi di potere che voi, politicanti di professione, vi divertite a costruire durante le elezioni.
Ma la sua analisi, a mio avviso, non è esatta.
Lei – assieme ai suoi amici – ha perso perché Bolognetta aveva ritrovato la voglia di vivere.
Non starò qui ad elencare tutti gli scempi e le ridicolaggini che mi hanno fatto vergognare del paese che amo. Paese che non è di Sua proprietà (almeno non più), che non è a servizio del suo egocentrismo. E non è nemmeno a servizio dei loschi meccanismi di assunzione e degli accordi sottobanco per “fare lavorare il paesano”, delle imprese che mangiano e degli studi d’oro.
I tempi sono cambiati e Lei ormai rappresenta il vecchio, anzi direi, il troppo vecchio. Tutta la politica basata sul clientelismo, i posti di lavoro promessi e dati, il voto “d’obbligo” e le convenienti alleanze è finito: legga i numeri delle scorse elezioni e se ne faccia una ragione.
I comizi sui balconi, nel 2014 sono ridicoli. E più La vedo dimenarsi in questi teatrini dell’ottocento, più mi rendo conto di quanto positiva sia stata per tutti noi la Sua sconfitta. Assieme a lei finiscono le nostre vergogne: dal sottopassaggio al parco urbano, dai problemi della raccolta rifiuti alla palestra comunale (solo per citare i più evidenti); e purtroppo, anche senza di Lei, dobbiamo continuare a pagarli. Lei potrà pure trovare cavilli e scartoffie per lavarsene le mani e dire “non sono stato io”; E’ vero, in qualche vergogna bolognettese non ci sarà forse la sua firma, ma c’è di sicuro la firma dei suoi amici, di quelli che ha fatto salire sul suo balcone, gli stessi che poi ci siamo ritrovati in casa a chiederci il voto promettendoci, nel migliore dei casi, posti al supermercato a quattrocento euro al mese o un posto in qualche cooperativa sociale.
Come Lei ricorda nel suo libretto autocelebrativo (molto bello il ritratto in stile Camillo Benso Conte di Cavour), sono stato minacciato telefonicamente.
E la telefonata anonima è arrivata proprio nel periodo in cui “la rivoluzione delle matite” metteva a repentaglio la vittoria della Sua parte politica.
Dopo un anno dalla denuncia ai Carabinieri, io –come mi definisce Lei- “presunta vittima” ho appreso dal Comando dei carabinieri di Misilmeri che la telefonata è stata fatta da una cabina telefonica in via Oreto a Palermo. Purtroppo le forze dell’ordine non possono fare di più. Ma c'è chi potrebbe fare di più: e siamo tutti noi.
Non importa che il minacciato sia io o le decine di persone che mi hanno confidato di avere ricevuto minacce durante la precedente tornata elettorale nella quale, voglio ricordarlo, Lei era il candidato sindaco di una lista che misteriosamente correva da sola alle elezioni. Quello che importa è che ci sia unità tra la gente onesta per creare una protezione sociale contro le intimidazioni.
E invece Lei ha scelto la strada della difesa dei disonesti solo perché tiene così tanto a sedersi ancora una volta sulla poltrona di Sindaco nello studio che ci è costato -grazie a lei- più di ventimila euro. E per farlo vuol colpire me e i ragazzi della rivoluzione delle matite dicendo che quella telefonata è frutto di invenzione o, come la definisce lei, una “sceneggiata”.
Prendo atto del suo atteggiamento e della sua mancanza di solidarietà. Anche se ricordo bene che anche Lei era in piazza quando "le matite" hanno organizzato la manifestazione di solidarietà. Ed era lì in atteggiamento quasi servile per giustificarsi con un “non sono stato io”. E perché avremmo dovuto pensarlo? E perché Lei ancora oggi pensa che promuovere la legalità sia una presa di posizione contro i suoi amici? Mi spieghi.
Tra tutte le insinuazioni si evince anche il suo tentativo di voler far passare la Rivoluzione delle Matite come un gruppo motivato a far vincere l'altra lista. Capisco bene la sua voglia di snaturare il nostro impegno ma non ci riuscirà: perché a noi non importa nulla di chi ha vinto le elezioni. A noi importa soltanto di chi le ha perse: le minacce, l'illegalità e la cattiva amministrazione. Ha vinto invece la coscienza dei cittadini che hanno rifiutato i voti “dovuti” . L’attuale amministrazione (ma è un mio parere personale) ha un sacco di pecche e non rappresenta assolutamente il cambiamento da loro promesso. Ma c’è una cosa che mi rincuora: che la coscienza dei cittadini è più sveglia di prima (non di certo solo grazie a noi) e che non lasceremo al Sindaco attuale o a quello futuro fare quello che avete fatto voi, distruggendoci il futuro e il paese sotto gli occhi.
Rifiuto, infine, categoricamente questa Sua capziosa associazione tra scout e rivoluzione delle Matite. Non tutti i capi scout di allora hanno aderito all’iniziativa proposta e il gruppo non ha mai espresso ufficialmente la sua adesione. I nomi dei sostenitori delle matite erano pubblici e tra le file di questi strepitosi ragazzi vi era una eterogeneità che mi rende fiero.
Però voglio dire, a nome personale, che io stavo dentro la rivoluzione delle matite proprio perché sono fieramente uno scout. Perché lo scoutismo educa ai principi di legalità e di bene comune, di cittadinanza attiva e di denuncia. Se non fossi stato educato a questo probabilmente non avrei fatto ciò che ho fatto. E sono fiero dei ragazzi che hanno aderito con impegno all'iniziativa, lavorando duro anche di notte, per la realizzazione di un sogno comune.
Invece Lei, dopo aver difeso i mafiosi che mi hanno minacciato, si prende anche la briga di consigliare ai genitori di non portare i loro figli agli scout. Guardi: io le posso dire che i genitori dei nostri ragazzi sanno bene a cosa vogliamo educare i giovani e quali sono i nostri principi e credo che i suoi premurosi consigli si meritano -adesso si- un “chittesencula” molto più grande. Non credo che i genitori dei ragazzi si lascino fregare dalle sue parole piene d'odio.
Ha comunque ragione Lei: se vi fossero dei genitori che vogliono educare i loro figli alla difesa di chi minaccia, di chi usa la paura come mezzo del potere, può tenere i figli in casa. Lo scoutismo continuerà ad educare alla legalità, senza scendere a patti.
I suoi tentativi sono falliti. E' evidente che Lei voglia trovare a tutti i costi un capro espiatorio per il Suo fallimento. Ma dovrebbe accettare il fatto che il vero colpevole del Suo annientamento politico è Lei stesso.
Le parole gridate su un balcone o i fiumi di insulti in un libretto non cancelleranno mai i fatti sotto gli occhi di tutti, non cancelleranno nemmeno gli atti dei Carabinieri, né tantomeno il suo comportamento infantile.
Sergio Guttilla
Da semplice cittadino a semplice cittadino eviterò di dedicarle il chitissencula perché preferisco usare e vivere un altro concetto proprio di Don Milani: “I care” cioè "mi interessa, me ne prendo cura".
Sono davvero molto onorato che Lei imputi alla rivoluzione delle matite la plateale sconfitta elettorale della sua parte politica. Lei afferma, in pratica, che una decina di diciannovenni (era questa la media anagrafica del gruppo) sia riuscito in due mesi ad affossare gli “anni pieni di luce” della sua decennale amministrazione. Magari fosse stato così! Sarebbe la prova che dei semplici ragazzi con dei semplici volantini possono davvero essere determinanti dentro i vergognosi giochi di potere che voi, politicanti di professione, vi divertite a costruire durante le elezioni.
Ma la sua analisi, a mio avviso, non è esatta.
Lei – assieme ai suoi amici – ha perso perché Bolognetta aveva ritrovato la voglia di vivere.
I comizi sui balconi, nel 2014 sono ridicoli. E più La vedo dimenarsi in questi teatrini dell’ottocento, più mi rendo conto di quanto positiva sia stata per tutti noi la Sua sconfitta. Assieme a lei finiscono le nostre vergogne: dal sottopassaggio al parco urbano, dai problemi della raccolta rifiuti alla palestra comunale (solo per citare i più evidenti); e purtroppo, anche senza di Lei, dobbiamo continuare a pagarli. Lei potrà pure trovare cavilli e scartoffie per lavarsene le mani e dire “non sono stato io”; E’ vero, in qualche vergogna bolognettese non ci sarà forse la sua firma, ma c’è di sicuro la firma dei suoi amici, di quelli che ha fatto salire sul suo balcone, gli stessi che poi ci siamo ritrovati in casa a chiederci il voto promettendoci, nel migliore dei casi, posti al supermercato a quattrocento euro al mese o un posto in qualche cooperativa sociale.
Come Lei ricorda nel suo libretto autocelebrativo (molto bello il ritratto in stile Camillo Benso Conte di Cavour), sono stato minacciato telefonicamente.
Dopo un anno dalla denuncia ai Carabinieri, io –come mi definisce Lei- “presunta vittima” ho appreso dal Comando dei carabinieri di Misilmeri che la telefonata è stata fatta da una cabina telefonica in via Oreto a Palermo. Purtroppo le forze dell’ordine non possono fare di più. Ma c'è chi potrebbe fare di più: e siamo tutti noi.
Non importa che il minacciato sia io o le decine di persone che mi hanno confidato di avere ricevuto minacce durante la precedente tornata elettorale nella quale, voglio ricordarlo, Lei era il candidato sindaco di una lista che misteriosamente correva da sola alle elezioni. Quello che importa è che ci sia unità tra la gente onesta per creare una protezione sociale contro le intimidazioni.
E invece Lei ha scelto la strada della difesa dei disonesti solo perché tiene così tanto a sedersi ancora una volta sulla poltrona di Sindaco nello studio che ci è costato -grazie a lei- più di ventimila euro. E per farlo vuol colpire me e i ragazzi della rivoluzione delle matite dicendo che quella telefonata è frutto di invenzione o, come la definisce lei, una “sceneggiata”.
Prendo atto del suo atteggiamento e della sua mancanza di solidarietà. Anche se ricordo bene che anche Lei era in piazza quando "le matite" hanno organizzato la manifestazione di solidarietà. Ed era lì in atteggiamento quasi servile per giustificarsi con un “non sono stato io”. E perché avremmo dovuto pensarlo? E perché Lei ancora oggi pensa che promuovere la legalità sia una presa di posizione contro i suoi amici? Mi spieghi.
Rifiuto, infine, categoricamente questa Sua capziosa associazione tra scout e rivoluzione delle Matite. Non tutti i capi scout di allora hanno aderito all’iniziativa proposta e il gruppo non ha mai espresso ufficialmente la sua adesione. I nomi dei sostenitori delle matite erano pubblici e tra le file di questi strepitosi ragazzi vi era una eterogeneità che mi rende fiero.
Però voglio dire, a nome personale, che io stavo dentro la rivoluzione delle matite proprio perché sono fieramente uno scout. Perché lo scoutismo educa ai principi di legalità e di bene comune, di cittadinanza attiva e di denuncia. Se non fossi stato educato a questo probabilmente non avrei fatto ciò che ho fatto. E sono fiero dei ragazzi che hanno aderito con impegno all'iniziativa, lavorando duro anche di notte, per la realizzazione di un sogno comune.
Ha comunque ragione Lei: se vi fossero dei genitori che vogliono educare i loro figli alla difesa di chi minaccia, di chi usa la paura come mezzo del potere, può tenere i figli in casa. Lo scoutismo continuerà ad educare alla legalità, senza scendere a patti.
Le parole gridate su un balcone o i fiumi di insulti in un libretto non cancelleranno mai i fatti sotto gli occhi di tutti, non cancelleranno nemmeno gli atti dei Carabinieri, né tantomeno il suo comportamento infantile.
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